Si chiama greenwashing e si può tradurre con ecologismo di facciata. Si tratta di una problematica che affligge, tra i tanti settori, anche quello dei green bond. Il tema non è nuovo visto che da tempo tantissimi analisti hanno posto l’accento sulla tendenza di molti emittenti a presentare le proprie obbligazioni in modo artefatto con l’intento di farle passare per verdi quando in realtà lo sono pochissimo. Praticamente né più e né meno di quello che fanno da sempre tantissime imprese che ricorrono a strategie di comunicazione finalizzate a costruire un’immagine ingannevole sotto il profilo dell’impatto ambientale.

Che il problema del greenwashing tra le obbligazioni sostenibili sia molto sentito lo dicono i numeri: nel 2020 ben il 38% dei green bond cinesi non rispettava in realtà i requisiti basilare delle obbligazioni verdi. In poche parole i cinesi hanno spacciato sul mercato green bond che non erano tali. Tutto ciò è stato possibile grazie al sostanziale vuoto normativo in merito. Non tutti i risparmiatori sanno che i green bond sono regolati da alcuni standard ma l’allineamento è questi requisiti non è neppure obbligatorio ma avviene su base volontaria.

Proprio per rispondere alla richiesta di maggiore trasparenza, l’Unione Europea ha creato un nuovo quadro normativo, l’European Green Bonds Standard (EUGBS), il cui obiettivo è quello di garantire maggiore trasparenza sui green bond perchè la verità è che il settore non è più credibile. Troppe obbligazioni verdi che non lo sono stanno minando tutto un comparto.

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Cosa cambia sui green bond con l’European Green Bonds Standard (EUGBS)

green bond
Troppi abusi sulle obbligazioni verdi: arriverà nel 2024 ‘European Green Bonds Standard (EUGBS)

Le nobili intenzioni dell’Europa per mettere ordine tra le emissioni di green bond, come spesso accade quando di mezzo c’è Bruxelles, rischiano di essere depotenziate già prima di entrare in vigore.

Tanto per iniziare i tempi di approvazione sono lunghi (si parla di entrata in vigore per fine 2024) e inoltre l’adesione al nuovo protocollo resta su base volontaria.

Detto questo, per potersi fregiare della nuova etichetta di EUGBS, gli emittenti di green bond dovranno garantire che almeno l’85% delle attività economiche finanziate siano allineate con tassonomia europea per le attività sostenibili.

Per essere considerati in linea con lo EUGBS, è fondamentale che le obbligazioni rispettino quelli che sono gli obiettivi ambientali della tassonomia europea che restano sei:

  • Mitigazione dei cambiamenti climatici
  • Adattamento ai cambiamenti climatici
  • Uso sostenibile dell’acqua e del mare
  • Biodiversità
  • Economia circolare
  • Controllo dell’inquinamento

Ma non si tratta solo di questo. Gli emittenti, una volta garantito il rispetto di quei sei obiettivi, dovranno fornire delle informazioni complete sull’utilizzo dei proventi e su come l’investimento contribuirà alla transizione.

Chi controllerà che i green bond siano trasparenti?

E passiamo adesso ai controlli. La nuova normativa che sia prima e dopo l’emissione dei green bond, intervenga un organismo indipendente il cui compito sarà valutare se un’obbligazione che viene presentata come sostenibile è davvero verde oppure se ci sono dei conflitti di interesse.

In teoria, grazie all’European Green Bonds Standard, il settore delle obbligazioni verdi in Europa dovrebbe diventare più trasparente bloccando l’oramai onnipresente greenwashing. Praticamente i limiti non mancano a partire dalla volontarietà di questo meccanismo. Staremo a vedere.