I fondi immobiliari e la loro tassazione costituiscono un argomento da sempre attuale in Italia. La maggior parte delle novità in materia sono state introdotte a partire dal 1° gennaio 2004, nel momento in cui è entrato in vigore il novo trattamento fiscale che, di fatto, ha contribuito a modificare radicalmente la tassazione fondi immobiliari in Italia e all’estero. Lo stesso dicasi per i cambiamenti apportati alle plusvalenze conseguite tramite cessione o attraverso rimborso.

Cosa prevede l’attuale regime dei fondi immobiliari?

Sostanzialmente che, in occasione della percezione dei proventi, la tassazione spetta ai partecipanti. La vera e propria novità risiede nel fatto che, a livello di imposte sui redditi, vige il principio generale sulla base del quale i fondi immobiliari non sono assoggettati né all’IRAP, né tanto meno alle imposte sui redditi.

Di conseguenza, i fondi immobiliari non risultano più soggetti all’imposta sostitutiva di valore pari all’1% dell’intero valore netto del fondo.

A partire dal 2004, la modalità di acquisto dell’immobile ha ridefinito il trattamento fiscale, a fini di IVA: sia per i fondi immobiliari in Italia che all’estero, occorre tenere conto se l’acquisto è stato effettuato dal sottoscrittore del fondo o se direttamente dal fondo.

Trattamento fiscale dei partecipanti

I sottoscrittori delle quote dei fondi immobiliari hanno l’obbligo di versare la ritenuta. Questa viene applicata sulla base imponibile, a sua volta costituita dai roventi di ogni quota, distribuiti in rapporto alla partecipazione e delle plusvalenze conseguite a seguito della cessione o del rimborso delle quote. A quanto ammonta l’aliquota applicata? Al 12,50%. Questa funge da ritenuta ed è valevole sia per le persone fisiche che per le società semplici, per gli enti di natura non commerciale, per chi è esente dall’imposta sul reddito delle società e infine per chi risiede in Stati che non garantiscono uno scambio di informazioni con il nostro Paese, giudicato non sufficientemente adeguato. L’aliquota del 12,50% funge titolo di acconto per le SNC e per le SAS.

Fondi immobiliari esteri: quanto costa?

Rispondere al suddetto quesito in modo secco, è cosa assai complessa. Ci limitiamo, pertanto, a dire che i fondi immobiliari in Italia e all’estero sono in netta ripresa a partire dal 2017. Investire sul mattone, nel Belpaese sembra essere ritornato di moda. Tuttavia, a fronte dell’aumento dei fondi e del patrimonio, ma con una redditività tutto sommato bassa, non c’è da stupirsi se i prezzi stentino (e non poco) a risalire.

Negli ultimi anni, l’attività dei fondi immobiliari nel Vecchio Continente ha assunto un ruolo cruciale, perché le acquisizioni e le vendite di patrimoni sono state sostenute da performance buone nel settore immobiliare. Quell’ottimismo dato dal consolidamento del benessere economico sembra essere ritornato in auge.

La stabilità dei tassi di interesse sia in Italia che all’estero ha fatto sì che negli investimenti si privilegiassero quelli sul mattone piuttosto che quelli obbligazionari.

Conclusioni

Cosa dire per le aspettative future? Ad oggi, prevale un deciso ottimismo per i prossimi tre anni, visto che quasi tutti gli operatori concordano sul fatto che il settore immobiliare sia destinato inevitabilmente a crescere. Per questo motivo, a fronte di una tassazione fondi proventi immobiliari esteri, decisamente più vantaggiosa rispetto ad anni addietro, sembrerebbero esserci tutti i crismi per un’ulteriore diversificazione dei prodotti su cui puntare.