finanza comportamentale
Come rimediare ai più comuni errori di risparmio (www.risparmioggi.it)

Molti di noi credono di avere un buon controllo sulle proprie finanze. Pensiamo di essere razionali, di sapere quanto spendiamo e quanto mettiamo da parte. Eppure, nella realtà, risparmiamo spesso molto meno di quanto immaginiamo. Le cause non sono solo economiche, ma psicologiche. La finanza comportamentale ci aiuta a capire perché facciamo scelte che vanno contro i nostri interessi finanziari e, soprattutto, come correggere questi comportamenti automatici.

Finanza comportamentale: le trappole mentali che ostacolano il risparmio

Uno dei concetti chiave della finanza comportamentale è che l’essere umano non è un decisore razionale, ma è influenzato da emozioni, abitudini e scorciatoie mentali (i cosiddetti bias).

Un esempio ricorrente è l’effetto framing: il modo in cui viene presentata una scelta influisce sul comportamento. Dire “risparmia 50 €” al mese non ha lo stesso impatto psicologico di “rinuncia a un pranzo fuori a settimana”, anche se economicamente sono equivalenti.

C’è poi il bias del presente, che ci spinge a privilegiare la gratificazione immediata rispetto al beneficio futuro. È lo stesso meccanismo che ci porta a rimandare la palestra o a comprare qualcosa solo perché è in sconto, anche se non ci serve. Sul lungo periodo, però, questo comportamento erode la capacità di costruire un cuscinetto di risparmio.

Perché sovrastimiamo quanto riusciamo a risparmiare

Molti pensano di risparmiare più di quanto realmente accade. Questo succede per vari motivi. Uno è la memoria selettiva: ricordiamo i momenti in cui abbiamo risparmiato, ma tendiamo a dimenticare le piccole spese ricorrenti o impulsive.

Un altro è il cosiddetto mental accounting, ovvero la tendenza a separare mentalmente il denaro in “categorie” arbitrarie. Ad esempio, possiamo sentirci in dovere di spendere un rimborso o un bonus ricevuto, come se non fosse denaro “vero”, perdendo l’occasione di destinarlo al risparmio.

Infine, molti non tengono traccia sistematica delle proprie entrate e uscite. Senza dati concreti, si procede a sensazione. E le sensazioni, nel campo della finanza personale, ingannano spesso.

Strategie pratiche per correggere i comportamenti irrazionali

Comprendere i meccanismi della finanza comportamentale è solo il primo passo. Il secondo è intervenire con azioni concrete, anche semplici, ma capaci di aggirare i nostri stessi automatismi.

Una delle più efficaci è il risparmio automatico: impostare un bonifico ricorrente verso un conto separato subito dopo l’accredito dello stipendio, evitando così che il denaro venga “visto” e quindi speso. È un modo per sfruttare a proprio vantaggio il bias dell’inazione.

Anche la visualizzazione di obiettivi concreti funziona meglio del generico “devo risparmiare di più”. Risparmiare per una vacanza, per un fondo emergenza o per ridurre un debito ha un impatto motivazionale più forte.

Infine, usare strumenti semplici di monitoraggio delle spese, anche solo un foglio Excel o un’app o il metodo Kakebo, aiuta a vedere con chiarezza dove va il denaro. Solo così è possibile intervenire in modo lucido.

Insomma, la finanza comportamentale ci mette di fronte a una realtà scomoda: non sempre agiamo nel nostro interesse economico, anche se ne siamo convinti. Tuttavia, questa consapevolezza può trasformarsi in un vantaggio. Riconoscere i propri automatismi, correggere le scorciatoie mentali e adottare strategie semplici ma mirate consente di migliorare davvero la gestione dei risparmi. In fondo, risparmiare non è solo una questione di entrate, ma di scelte consapevoli e sostenibili nel tempo.

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