Molti di noi credono di avere un buon controllo sulle proprie finanze. Pensiamo di essere razionali, di sapere quanto spendiamo e quanto mettiamo da parte. Eppure, nella realtà, risparmiamo spesso molto meno di quanto immaginiamo. Le cause non sono solo economiche, ma psicologiche. La finanza comportamentale ci aiuta a capire perché facciamo scelte che vanno contro i nostri interessi finanziari e, soprattutto, come correggere questi comportamenti automatici.
Finanza comportamentale: le trappole mentali che ostacolano il risparmio
Uno dei concetti chiave della finanza comportamentale è che l’essere umano non è un decisore razionale, ma è influenzato da emozioni, abitudini e scorciatoie mentali (i cosiddetti bias).
Un esempio ricorrente è l’effetto framing: il modo in cui viene presentata una scelta influisce sul comportamento. Dire “risparmia 50 €” al mese non ha lo stesso impatto psicologico di “rinuncia a un pranzo fuori a settimana”, anche se economicamente sono equivalenti.
C’è poi il bias del presente, che ci spinge a privilegiare la gratificazione immediata rispetto al beneficio futuro. È lo stesso meccanismo che ci porta a rimandare la palestra o a comprare qualcosa solo perché è in sconto, anche se non ci serve. Sul lungo periodo, però, questo comportamento erode la capacità di costruire un cuscinetto di risparmio.
Perché sovrastimiamo quanto riusciamo a risparmiare
Molti pensano di risparmiare più di quanto realmente accade. Questo succede per vari motivi. Uno è la memoria selettiva: ricordiamo i momenti in cui abbiamo risparmiato, ma tendiamo a dimenticare le piccole spese ricorrenti o impulsive.
Un altro è il cosiddetto mental accounting, ovvero la tendenza a separare mentalmente il denaro in “categorie” arbitrarie. Ad esempio, possiamo sentirci in dovere di spendere un rimborso o un bonus ricevuto, come se non fosse denaro “vero”, perdendo l’occasione di destinarlo al risparmio.
Infine, molti non tengono traccia sistematica delle proprie entrate e uscite. Senza dati concreti, si procede a sensazione. E le sensazioni, nel campo della finanza personale, ingannano spesso.
Strategie pratiche per correggere i comportamenti irrazionali
Comprendere i meccanismi della finanza comportamentale è solo il primo passo. Il secondo è intervenire con azioni concrete, anche semplici, ma capaci di aggirare i nostri stessi automatismi.
Una delle più efficaci è il risparmio automatico: impostare un bonifico ricorrente verso un conto separato subito dopo l’accredito dello stipendio, evitando così che il denaro venga “visto” e quindi speso. È un modo per sfruttare a proprio vantaggio il bias dell’inazione.
Anche la visualizzazione di obiettivi concreti funziona meglio del generico “devo risparmiare di più”. Risparmiare per una vacanza, per un fondo emergenza o per ridurre un debito ha un impatto motivazionale più forte.
Infine, usare strumenti semplici di monitoraggio delle spese, anche solo un foglio Excel o un’app o il metodo Kakebo, aiuta a vedere con chiarezza dove va il denaro. Solo così è possibile intervenire in modo lucido.
Insomma, la finanza comportamentale ci mette di fronte a una realtà scomoda: non sempre agiamo nel nostro interesse economico, anche se ne siamo convinti. Tuttavia, questa consapevolezza può trasformarsi in un vantaggio. Riconoscere i propri automatismi, correggere le scorciatoie mentali e adottare strategie semplici ma mirate consente di migliorare davvero la gestione dei risparmi. In fondo, risparmiare non è solo una questione di entrate, ma di scelte consapevoli e sostenibili nel tempo.
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