euro digitale cos'è e come funziona
Cos'è l'Euro digitale, quando arriverà e cosa cambia per cittadini e imprese (www.risparmioggi.it)

L’euro digitale si prepara a entrare nella fase decisiva. Dopo anni di studi e confronti tecnici, la Banca centrale europea è pronta a dare il via, dal 1° novembre, alla fase di sviluppo che porterà alla realizzazione dell’infrastruttura operativa del nuovo strumento monetario. Lo ha confermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, durante la Giornata mondiale del risparmio, parlando di un’“opportunità strategica” per l’intero sistema finanziario europeo.

ISCRIVITI AL CANALE YOUTUBE DI RISPARMIOGGI

Il progetto non nasce per sostituire il contante, ma per affiancarlo con una forma digitale di moneta emessa direttamente dalla BCE, stabile e accessibile a tutti i cittadini dell’area euro. La fase legislativa europea si chiuderà nel 2026, mentre la sperimentazione sul campo è prevista tra il 2027 e il 2028, con l’obiettivo di arrivare a un’introduzione graduale nella prima metà del 2029. Si tratta, in altre parole, di un cantiere che punta a ridisegnare il modo in cui in Europa si paga, si risparmia e si interagisce con la moneta pubblica.

Euro digitale: l’indipendenza dai circuiti esteri

Secondo Angelica Finatti, direttrice commerciale di Fideiussioni Digitali ed esperta di blockchain, l’euro digitale non è semplicemente la “trasposizione elettronica” dell’euro. È piuttosto la risposta europea alla crescente dipendenza da circuiti di pagamento internazionali che oggi mediano gran parte delle transazioni. Ogni volta che si paga con una carta, si attraversano reti e intermediari spesso extraeuropei, con costi e vulnerabilità che pesano sul sistema.

L’obiettivo dell’euro digitale è creare un’infrastruttura autonoma, sotto controllo europeo, in grado di garantire pagamenti istantanei e sicuri anche senza passare da operatori esterni. Una sovranità monetaria che non riguarda solo la valuta, ma anche la tecnologia che la sostiene. “Affrancandosi dai player esteri”, ha spiegato Finatti al Corriere della Sera, “le banche potranno ottimizzare le risorse e ridurre nel tempo le commissioni che oggi finiscono a società extraeuropee”.

Per i cittadini, l’impatto sarà tangibile: un portafoglio elettronico (wallet) gestito da banche o intermediari autorizzati, utilizzabile via app per effettuare pagamenti immediati anche offline, con standard di sicurezza e privacy allineati alle normative europee. In prospettiva, questo potrebbe tradursi in minori costi di commissione, tempi di accredito più rapidi e un’inclusione finanziaria più ampia, anche per chi non possiede un conto bancario tradizionale.

GUARDA IL VIDEO SU YOUTUBE

Cos’è l’euro digitale: costi contenuti e rischi sotto controllo?

Uno dei timori più diffusi riguarda i possibili effetti sull’equilibrio del sistema bancario. C’è chi teme che i risparmiatori possano spostare i propri depositi dai conti correnti ai wallet dell’euro digitale, sottraendo liquidità alle banche. Panetta ha chiarito che lo scenario è altamente improbabile. Il progetto prevede infatti un tetto ai saldi, stimato attorno ai 3.000 euro per persona, proprio per evitare effetti destabilizzanti. Anche in caso di movimenti improvvisi, la BCE dispone degli strumenti per garantire la piena liquidità del sistema.

I costi di infrastruttura saranno in gran parte sostenuti dalla Banca centrale e dalle banche nazionali, mentre per gli intermediari privati l’adeguamento tecnologico sarà “limitato e gestibile”. Le stime parlano di circa sei miliardi in quattro anni per l’intero sistema europeo, una cifra modesta se confrontata con i benefici attesi: recuperare una fetta dei pagamenti digitali oggi controllata da operatori statunitensi o asiatici.

Per le banche italiane, questa trasformazione rappresenta una doppia sfida. Da un lato dovranno aggiornare i propri sistemi per gestire i wallet e integrarsi con la nuova infrastruttura; dall’altro potranno diventare protagoniste di un ecosistema più efficiente, capace di generare nuovi ricavi e migliorare la competitività del settore europeo.

Privacy e fiducia, i due nodi cruciali

Nella narrazione pubblica, l’euro digitale è spesso stato associato a scenari distopici di controllo statale e sorveglianza di massa. Un tema che sarà al centro anche della conferenza “Euro digitale, rete di sicurezza o sorveglianza di massa?”, organizzata nell’ambito della Privacy Week.

Finatti, però, ribalta la prospettiva: “Altro che Grande Fratello, l’euro digitale è la chiave dell’indipendenza europea”. La BCE ha già chiarito che le transazioni saranno progettate per garantire un livello di riservatezza paragonabile a quello del contante. Le operazioni a basso importo potranno avvenire in modo anonimo o con tracciabilità minima, nel rispetto del principio “privacy by design”. Solo per importi più elevati o in caso di indagini specifiche saranno attivati controlli aggiuntivi.

In sostanza, non si tratta di un sistema pensato per monitorare le spese dei cittadini, ma per offrire uno strumento sicuro, trasparente e conforme al GDPR, con infrastrutture sviluppate interamente in Europa. Le stesse parole di Christine Lagarde, presidente della BCE, confermano questa linea: “Il principio sarà lo stesso del contante. Le transazioni restano private, pur avvenendo in forma digitale”.

La spinta geopolitica e la sfida alle stablecoin

Oltre agli aspetti tecnici e alla tutela della privacy, l’euro digitale risponde a un’esigenza geopolitica sempre più evidente. Negli Stati Uniti è in corso una regolamentazione sulle stablecoin private e sui depositi tokenizzati, mentre la Cina ha già introdotto lo yuan digitale in diverse città. Senza una moneta digitale sovrana, l’Europa rischierebbe di subire le regole imposte da altri.

L’euro digitale nasce quindi anche come risposta strategica a questa pressione esterna. Le stablecoin, pur offrendo transazioni rapide, restano strumenti privati soggetti a rischi di ritiro improvviso e scarsa trasparenza. Il denaro emesso dalla BCE, invece, rappresenta una garanzia pubblica: stabile, non speculativa e immune da logiche di mercato.

Per l’Europa, la posta in gioco è chiara: mantenere il controllo sui pagamenti e sulle infrastrutture digitali, evitare che la moneta stessa venga “disintermediata” da piattaforme globali e rafforzare la competitività interna in un contesto sempre più digitalizzato.

Cosa cambierà davvero per cittadini e imprese

Per i cittadini, l’euro digitale significherà avere un nuovo strumento di pagamento, gratuito nella sua versione base, accettato in tutta l’area euro e utilizzabile anche in assenza di connessione. Potrà diventare una soluzione di sicurezza nei momenti di crisi o di blackout dei sistemi tradizionali, oltre che un mezzo per semplificare le transazioni quotidiane.

Per le imprese, in particolare per quelle che operano nei pagamenti e nel fintech, si aprirà una stagione di forte innovazione. Saranno possibili forme di pagamento condizionato, programmazioni automatiche di trasferimenti e nuove applicazioni nella mobilità, nel commercio elettronico e nei servizi pubblici. Le banche, dal canto loro, potranno valorizzare il ruolo di intermediari fidati, gestendo i wallet e fornendo servizi complementari su misura.

Seguici su Telegram! Iscriviti qui

Questo articolo è stato redatto a solo scopo informativo e non si può considerare in alcun modo un’indicazione operativa. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità sull’utilizzo delle informazioni riportate.