monete Dogecoin e grafico
ETF Dogecoin di REX (www.risparmioggi.it)

Il mercato degli ETF legati alle criptovalute sta attraversando una fase di rapida evoluzione. Dopo l’exploit degli ETF spot su Bitcoin, l’attenzione si è da tempo spostata sulle altcoin, e tra queste spicca Dogecoin. Secondo quanto riportato dall’analista di Bloomberg Eric Balchunas, già dalla prossima settimana potremmo assistere al debutto di un ETF su Dogecoin negli Stati Uniti. L’emittente è REX Shares, società che ha già sperimentato con successo l’approccio del cosiddetto “40 Act”, il framework normativo previsto dall’Investment Company Act 1940.

Ma cosa centra questa normativa su asset tradizionali con un prodotto così moderno come il Dogecoin?

Occhio perchè lo snodo che alla fine potrebbe risultare decisivo (e non solo per Dogecoin) è proprio questo.

Il vantaggio normativo del “40 Act”

La chiave dell’operazione sta appunto nella struttura giuridica. Prendete qualche secondo del vostro tempo per la lettura perchè si tratta di un passaggio di fondamentale importanza (a meno che non preferiate stare appresso ai rumors che da mesi prevedono per domani il via libera SEC alle decisione di ETF crypto che da tempo si stanno accatastando nei cassetti).

Gli ETF spot in criptovalute che passano attraverso i filing S-1 e 19b-4 sono soggetti a lunghe attese e a un controllo molto più stringente da parte della SEC, che storicamente si mostra riluttante ad approvare prodotti legati a token considerati in qualche modo rischiosi. Il 40 Act invece offre un percorso alternativo, aggirando alcuni dei principali ostacoli regolatori.

Non è un caso che Nate Geraci, presidente di ETF Store, abbia definito questa normativa un escamotage normativo. In effetti questa via via preferenziale riduce sensibilmente i tempi di approvazione e apre uno scenario in cui REX potrebbe anticipare concorrenti molto più blasonati come 21Shares, Bitwise e persino Grayscale che sono ancora in attesa di un verdetto per i propri prodotti legati a Dogecoin avendo optato per il percorso consueto di approvazione (moduli S-1 e 19b-4).

REX invece non è nuova a mosse audaci. All’inizio del 2025 era già riuscita a portare sul mercato un ETF legato allo staking di Solana, sfruttando sempre lo stesso meccanismo 40 Act e quindi tagliando i tempi di attesa. Si potrebbe pensare che quello sullo staking di Solana fosse stato una sorta di test per capire se c’è lo spazio sufficiente per sfruttare a proprio vantaggio le sfumature regolatorie e posizonarsi in segmenti di nicchia ad alto potenziale. Essendo stato l’esito del test favorevole, ecco che REX ha alzato l’asta. Con l’ETF su Dogecoin, infatti, l’obiettivo è ancora più ambizioso: offrire la prima esposizione regolamentata a una meme coin. Sarebbe la prima volta perchè questo segmento fino a oggi è sempre stato escluso dall’offerta istituzionale.

E non è un caso che guardando al futuro e magari immaginando già approvato l’ETF su DOGE, REX stia già pensando ad un ETF sul token TRUMP per il quale è stata già inoltrata richiesta di autorizzazione alla SEC.

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Perché l’ETF Dogecoin ha chance concrete

Ed ecco che arrivati a questo punto, altri di voi si staranno chiedendo come mai proprio Dogecoin, nato come parodia, possa ottenere un ETF prima di altri token con maggiore capitalizzazione tecnologica, come Solana o XRP. La risposta è duplice. Da un lato, Dogecoin gode di un’inedita forza culturale e di una visibilità mainstream che pochi asset digitali più seri hanno raggiunto. La sua community è tra le più attive e resilienti del settore, e il supporto mediatico di figure come Elon Musk continua a mantenerlo top of mind.

Dall’altro lato, ci sono poi i dati di mercato a parlare chiaro. Nell’ultimo anno DOGE ha registrato un incremento superiore al 100%, confermandosi tra le altcoin con maggiore liquidità e depth order book stabile. Nonostante la correzione dal picco di dicembre 2024, con quotazioni scese da 0,4672 a circa 0,2129 dollari, la moneta-meme resta ampiamente scambiata e rappresenta un sottostante appetibile per un prodotto finanziario regolamentato.

Quali sarebbero le implicazioni di un ETF su DOGE?

Per i trader esperti, l’arrivo di un ETF Dogecoin significherebbe la possibilità di accedere a un’esposizione diretta sul token senza doversi confrontare con le complessità operative tipiche degli exchange crypto. Custodia, liquidità e compliance diventerebbero aspetti gestiti dall’emittente, mentre gli investitori potrebbero focalizzarsi esclusivamente sulle strategie di allocazione e sul risk management.

Un ETF su DOGE faciliterebbe inoltre l’ingresso di flussi di capitale istituzionali, finora restii a operare su piattaforme non regolamentate. Non è azzardato ipotizzare un’accelerazione della domanda che potrebbe riflettersi in una maggiore stabilità di mercato e in un ampliamento della base di investitori.

Al di là di queste implicazioni lato investitore, ce ne sarebbe una che forse sovrasta tutte le altre e ha il sapore della beffa. Se l’operazione di TREX sull’ETF Dogecoin dovesse andare in porto, un organo espressione di regole come la SEC avrebbe dato il suo via libera ad un prodotto altrettanto controllato come è un ETF che però si basa su un asset nato per burla. Un segno dei tempi?

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